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LA PSICOLOGIA DEL TRADING

1 - La Salute Mentale del Trader

di: Mario Salvia 
Socio SIAT
(Società Italiana di Analisi Tecnica)

Che cosa significa Salute Mentale e qual è la sua importanza nell’affrontare i processi psichici inevitabili connessi con l’attività di trading?

Tutti noi, nello svolgere le nostre attività quotidiane, diamo per scontato di essere assistiti da una condizione di "normalità", che ci rende capaci del regolare avanzamento della nostra vita, di là delle occasioni negative o positive che, di volta in volta, la costellano.

E' per questo, infatti, che i dolori e le gioie che, dal lavoro alla famiglia, accompagnano i nostri giorni, non c’impediscono, alla fine, di mantenere quella costanza d’azioni e sentimenti che ci fa andare avanti. Questa è indubbiamente Salute Mentale, e, naturalmente di lei non si può fare a meno.

Una persona disequilibrata, o che abbia problemi nell’affrontare e "digerire" i casi della vita, non credo possa proporsi per un’attività così "stressante" come può essere il trading, se non con intenti autodistruttivi, consci o meno che siano.

Do quindi per scontato che 'questa' SM sia presente di base in ogni aspirante "trader".

Ma proprio con riferimento alla capacità, propria dell’attività di "trading", di generare tensioni, stress, aspettative, questa sola SM non basta. Quella che potrei definire "la SM del trader" è qualcosa di molto più complesso e, necessariamente, "costruito".

Ad esempio, l’atteggiamento positivo nei confronti di se stesso, mentre è qualcosa di generalmente augurabile a chiunque, ma non è obbligatorio, né è discriminante centrale per un normale svolgimento della vita, è invece un elemento pressoché decisivo nel poter prevedere il successo di un trader. Per 'atteggiamento positivo' intendo, in questi casi, lo sviluppo di una precisa attitudine a recuperare quel po’ di buono che si trova anche nelle operazioni più sbagliate, accumulando esperienza senza rischiare di perdere fiducia in sé, attitudine che va unita alla capacità di verificare costantemente se e quanto un fattore esterno ha avuto un effetto positivo/negativo sulle nostre operazioni.

Vediamo allora da che cosa deve essere composta la SM di una persona che voglia avvicinarsi al trading in maniera professionale.

Sappiamo che quest’attività comprende tutta una serie d’avvenimenti ad alto contenuto emotivo, ed ecco perché, molto più che dalle sole conoscenze tecniche, il risultato del lavoro è basato sulle capacità, o più esattamente, sulle peculiari caratteristiche psicologiche d’ogni trader.

E’ scontato che fare trading significa innanzi tutto prendere decisioni. Decisioni di scelta, decisioni di timing, decisioni di acquisto, vendita, attesa.

La decisione è un processo psichico tra i più delicati, che, producendo un cambiamento, una variazione, coinvolge tutti gli aspetti della personalità, e può essere, da sola, causa di fortissimi stress, sia essi appaiano come depressione e perdita di fiducia in sé, sia come irrazionale euforia e perdita di coscienza dei propri limiti.

Certo questo non basta per quanto già sia un primo, importante passo sviluppare una capacità introspettiva obiettiva. Conoscere se stessi è, infatti, una necessità tanto importante, in questa attività, che io mi sentirei di sconsigliare chiunque, anche in possesso di capacità "tecniche" notevoli e comprovate, volesse avvicinarvisi senza avere almeno risposto seriamente ad una serie di "tests", oggi presenti anche on line, sui siti che si occupano dei problemi di dipendenza dalla rete.

Non credo certo sia una perdita di tempo verificare se esistono cause (spesso non riconosciute) che oggettivamente contrastano con l’intrapresa di un’attività che, va ricordato, è potenzialmente rischiosa per il nostro equilibrio generale.

La scienza ha ormai evidenziato come la rete, il più delle volte, non sia da sola origine di fenomeni di dipendenza o d’ossessione compulsiva (come il trading parossistico), ma che sia capace di amplificare tali disturbi, facendo talvolta emergere situazioni patologiche laddove queste erano latenti.

Dunque anche quei test che misurano in modo periodico, nel corso della nostra attività, se cambia o meno l’uso del tempo dedicato al trading; quelli che fanno emergere comportamenti "nuovi" o modificati rispetto a prima, ci aiutano a restare ben concentrati sull’importanza che riveste il nostro equilibrio e al tempo stesso c’indicano, spesso con precisione, quando è il momento di imporsi uno "stop".

Probabilmente non basta ancora avere una buona ed obiettiva conoscenza di sé e dei propri limiti.
Oltre ad essere preparati 'tecnicamente', grazie agli studi, all’accumulo di esperienze, alle specificità personali nel preferire quel metodo a questo e che costituisce la nostra 'dote tecnica' così come la singolare capacità di interpretare esattamente una figura grafica o possedere ottime qualità intuitive costituisce la nostra 'unicità'.

Oltre a tutto ciò, appunto, è fondamentale avere una buona conoscenza del nemico. Nemico è una brutta parola, specie di questi tempi, ma rende bene l’idea di come debba apparire il mercato a chi voglia affrontarlo, con lo scopo di trarne un guadagno, ed uscirne senza traumi. Un vero campo di battaglia.

E’ utile, questo raffronto, per far capire come senza armi (sistemi di valutazione del timing di entrata/uscita, siano essi fondati sull’Analisi Fondamentale, o su quella Tecnica, sistemi di stock-picking basati su indicatori e bilanci) non si può vincere, così come non si può andare alla guerra.

Fondamentale, altresì, è la consapevolezza che fare trading in modo professionale significa oltre che essere soggetto, anche essere oggetto di tutta una serie di manipolazioni. (basti pensare alle informazioni ed al modo in cui sono disponibili).

Come si usa dire, l’unico modo per essere veramente consapevole, parte dalla consapevolezza dell’influenza enorme cui è sottoposto da altri fattori, siano essi il valore che io do al danaro, la pubblicità, la mia personale visione 'etica', la propensione al rischio e tante altre.

Conosci te stesso! Non è certo un’esortazione ad un’introspezione 'statica', quanto uno sprone ad un lavoro continuo d’aggiornamento!

Invece di cercar di prevedere le azioni altrui, sulle quali non abbiamo alcun potere, dobbiamo concentrare la nostra attenzione sulle nostre azioni, le uniche sulle quali abbiamo reale capacità di intervento.

 

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Mario Salvia, 28/06/2003