PSICOLOGIA DEL TRADING

3 - La psicologia del trading-on line

di: Mario Salvia 
Socio SIAT
(Società Italiana di Analisi Tecnica)

Questo capitolo ha indubbiamente un titolo molto impegnativo.

Una trattazione completa di tutte le caratteristiche psicologiche che rivestono la compravendita di beni immateriali tramite il Web, non mi risulta, in effetti, ancora alle stampe, né sarà oggetto di queste pagine.

Allo stesso tempo, lo scopo di questo capitolo non è certo di partecipare al dibattito che, attualissimo e d’alto livello, da anni si svolge sull’evidenza di un approccio al trading che non renda marginale, ma al contrario, favorisca la conoscenza dei principali meccanismi psicologici che continuamente interagiscono durante l’attività di trading.

Nella realtà, i "lavori" sono in corso, e quale sia la parte che occupa la psicologia all’interno dei meccanismi di analisi, decisionali e progettuali che il nostro cervello elabora per "fare" trading, è ancora da verificare con esattezza.

Tuttavia, giusto per rendere un’idea della grandezza del campo di applicazione della psicologia nel trading, va detto chiaramente che alcuni dei "problemi psicologici" che possono svilupparsi sono tipici delle modalità con le quali viene svolta l’attività, altri, dipendono dal fatto che si lavori in proprio o conto terzi, altri ancora, se si lavora da soli od in equipe. Ognuna di queste sezioni, a sua volta, è suddivisibile.

Il TOL (Trading On Line) , è sia quello degli investitori occasionali, sia quello dei day-trader, con problematiche, come è ovvio, lontanissime tra loro.

Non esiste, quindi, una psicologia del trading applicabile indistintamente ad ogni situazione.

Resta il mio intendimento, che è assolutamente divulgativo, rivolto cioè a persone che si sono poste come obiettivo principale quello di studiare ed approfondire l’Analisi Tecnica dei mercati.

Naturalmente, lo scopo finale di tutti questi “studenti”, è di appropriarsi delle tecniche adeguate per poi svolgere un’attività di trading professionale. Per questo non possiamo esimerci da qualche cenno di psicologia.

Il mio intento quindi, sarà quello, in primo luogo, di svelare quelle linee-guida che, se da una parte possono ritenersi comuni a tutti i tipi di trading, dall’altra svolgono un’utile funzione di ...prevenzione. Esse, infatti, stanno cercando di creare, almeno in campo psicologico, quei necessari "paletti" alla pratica del trading "per tutti" che purtroppo già conta le sue vittime.

Un’onesta capacità d’autocritica e d’auto analisi sono, di base, una pratica sufficiente per capire, in modo rapido e brutale, se il "carattere" in esame, con le sue peculiarità psicologiche, è "attrezzato" per fare trading in maniera professionale.

E’ un po’ come guardare alla "sicura", prima di sparare. Non posso andare in guerra se, io solo, sono disarmato! Ancor più se, nel mio intimo, sono un convinto pacifista!

Stare sul mercato non è certo andare in guerra, ma neanche un posto dove sostare senza scopo o direzione! Come diceva un famoso trader: "Il mio intento non è quello di essere sul mercato, ma di uscirne prima di essere ucciso!"

Ricordiamoci che fare trading in modo professionale non è un modo di dire, ma è un concetto preciso che si rifà allo scopo ultimo di questo lavoro: guadagnare. Non c’é spazio per nessun altro intento, né è previsto altro tipo di gratificazione. Questo deve essere chiaro, se vogliamo dedicarci ad un trading allo stesso tempo professionale e "sano". Due termini che, vedremo, sono inseparabili.

Tutto questo vale con forza ancora maggiore quando parliamo dei cosiddetti TOL, ossia parliamo del "trading-on-line".

E’ evidente, che, in questo campo, vadano ad aggiungersi, alle necessarie qualità di salute psicologica e d’equilibrio, anche quelle che garantiscono un corretto uso dello strumento elettronico. In poche parole, nel caso del trading-on-line, è da verificare, prima, e, da monitorare poi, la possibile dipendenza dal TOL stesso.

Alcuni studiosi, dalla metà degli anni novanta, hanno addirittura coniato il termine IAD (Internet Addiction Disorder) per indicare i comportamenti di dipendenza che possono essere generati dall’uso della rete.

A questo proposito voglio ricordare che sono molti i siti Internet che ospitano test più o meno specifici, in grado di misurare il nostro rapporto con la rete.

Questo breve decalogo, rintracciabile sulle pagine del Center for On-Line Addiction, c’indica i principali sintomi di dipendenza dalla rete:

    1. Perdere la cognizione del tempo dopo essersi connessi.
    2. Uscire sempre meno.
    3. Trascorrere sempre meno tempo a casa, a pranzo, al lavoro; mangiare davanti al video.
    4. Negare di nascondere troppo tempo in rete.
    5. Altri si lamentano che trascorriate troppo tempo davanti al video.
    6. Controllare troppe volte al giorno la propria casella e-mail.
    7. Pensare di avere individuato un sito “unico” e rifiutarsi di darne l’indirizzo.
    8. Entrare in rete mentre siete già occupati da un altro lavoro.
    9. Entrare di nascosto in rete, con sollievo, quando la moglie o i familiari non sono in casa.
    10. Connettersi quotidianamente, senza interruzioni.

In sostanza, quello che bisogna avere ben chiaro, è che il trading-on line non è un’attività praticabile in modo professionale, con ragionevoli probabilità di successo, da TUTTI, e questo indipendentemente dalle conoscenze tecniche, economiche, ecc. che si possono avere.

D’altronde ognuno di noi, al di là del lavoro che svolgiamo, sa bene che esistono professioni verso le quali sentiamo una maggiore "confidenza" ed altre che, sappiamo, "fare a pugni" con le nostre caratteristiche psicologiche. Non è certo un dramma!

Non vedo insomma quale coraggio ci vuole ad affermare che il trading, ed in special modo il TOL, richieda prerogative non comuni a TUTTI indiscriminatamente.

Affermare che CHIUNQUE può fare TOL, magari per arrotondare lo stipendio, tra uno spezzone di tempo libero ed un altro rubato ad altre mansioni, solo perché questo è TECNICAMENTE possibile, è un modo truffaldino e potenzialmente pericoloso di alterare la realtà.

Ecco un altro questionario, della stessa fonte del precedente, che questa volta misura il grado di dipendenza dal TOL.

    1. Avete bisogno di fare trading con quantità di denaro crescenti ?
    2. Pensate al trading anche quando non lo fate, anticipate le sessioni?
    3. Avete mai mentito per nascondere il vostro coinvolgimento nel TOL?
    4. Vi sentite irrequieti ed irritabili quando cercate di ridurre o troncare le vostre attività nel TOL?
    5. Avete già fatto tentativi falliti di controllare, ridurre o troncare la vs. attività di TOL?
    6. Il trading è un modo per fuggire dai problemi o per alleviare sensazioni d’impotenza, colpa, ansia, depressione?
    7. La vostra attività mette a rischio relazioni significative, opportunità di lavoro, carriera?
    8. Avete commesso atti illegali per finanziare le vs. attività di trading?

Ovviamente, anche una sola risposta affermativa può fare immaginare un rapporto "deviato".

Un buon modo di tenere le cose sotto controllo è quello d’istituire una sorta di “diario” giornaliero delle attività di trading. Ciò, oltre a riportare il lavoro svolto, permette anche di verificare l’uso del tempo riguardo al TOL, e questo valore in rapporto alle altre attività della nostra vita quotidiana.

In assoluto, per avere controllo su di sé e sul mercato, ciò che é indispensabile è la disciplina.

Come dice il motto inglese: "Plane your trade and trade your plan". Traduzione: pianifica il tuo trading, ed eseguilo!

Che cosa significa pianificare un trading? Molto semplicemente significa dedicare tempo allo studio del mercato, trarne spunti operativi, seguendo il proprio "metodo", ed essendo in grado, dopo attenta riflessione, di determinare anticipatamente i punti d’ingresso, gli stop-loss, e gli obiettivi (o take profit) in termini d’utile.

Ma guadagnare in maniera consistente e costante sui mercati, richiede gran disciplina e coerenza.

Innanzi tutto si deve avere fiducia piena nel proprio "metodo". Poi la disciplina deve eliminare qualsiasi residuo di dubbio, nel momento in cui si creano condizioni operative, giacché concentrazione e continuità d’applicazione non devono mai mancare.

Basti pensare che, contrariamente a quanto si può credere comunemente, la maggior parte di "metodi" o "sistemi" opportunamente pianificati, ha un numero d’operazioni profittevoli decisamente inferiore al 50%, pur ottenendo risultati nel complesso, invece, assai positivi.

Continuità, costanza, disciplina e pianificazione. Sono le uniche armi che abbiamo contro le emozioni, le nostre grandi nemiche.

Di loro cercheremo di parlare, senza speranza di esaurire l’argomento, nel prossimo capitolo.

 

Mario Salvia, 19 luglio 2003

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