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PSICOLOGIA DEL TRADING2 - Alcuni esempi frequenti![]() (Società Italiana di Analisi Tecnica)
Un eccellente esempio di quanto la psicologia influisca sui comportamenti degli investitori, in special modo dei singoli investitori, ed in generale in riferimento allo sterminato mondo dei risparmiatori, si trova in due tipici comportamenti, mai così attuali come in questi ultimi mesi, nei confronti di eventi che contribuiscano a crolli inaspettati del listino, vuoi per cause esterne (guerra, terrorismo), sia per cause interne ossia macroeconomiche (recessione, aspettative negative). Sto parlando della propensione a "mediare" i prezzi d’acquisto, e dell’idea di comprare titoli a "basso costo". Nel primo esempio, è frequente che un investitore "fai da te" sia tentato di comprare ulteriori quantità di un certo titolo in suo possesso, nel caso quest’ultimo si trovi ad accusare perdite rilevanti. Se io, nel 2000, ho acquistato 1000 az. a 10 euro, ed oggi le vedo quotare 5, da un raddoppio della quantità ottengo un prezzo di carico di 7,5 eu. Ma questo acquisto ha il suo unico scopo nel tranquillizzarmi. Se perdevo, prima, il 50%, ora mi trovo con un "più recuperabile" 25%. Sono più tranquillo. Tale è, spesso, la forza di questo "tranquillante" che, finché ne ho la possibilità, sono disposto a continuare questo assurdo gioco al raddoppio. Talvolta, purtroppo, fino alla rovina. Sono infatti caduto in una illusione cognitiva, o euristica, o bias, tecnicamente parlando. Ne riparleremo in seguito. Ma, altresì, sono rimasto vittima della mia ansia, della mia paura, che mi hanno spinto nella direzione sbagliata. In questo processo, parte rilevante ha pure la capacità di accettare i propri errori. Fermo restando che tutti ne commettiamo, mediare è anche un modo di allontanare da sé quelli che sono i "numeri" della sconfitta. Tanto piccola e incerta è la nostra autostima, che accettare un errore non le è possibile. Meglio dilatare i tempi, falsare fittiziamente i risultati con pratiche come questa. Va senz’altro ricordato che nella stragrande maggioranza dei casi, l’autostima "nasce" dalla preparazione e dalla conoscenza del proprio ambito di riferimento, qualunque esso sia. Una formazione completa svolta prima di affrontare i mercati, oltre a risolvere questi problemi, dandoci fiducia nei nostri mezzi, rende anche possibile il mantenimento di quello che è un altro punto fondamentale della psicologia del trading, e cioè la disciplina. Per quanto tecnicamente possibile, è raro trovare molti casi di mediazione dei prezzi di carico, nei moderni sviluppi del money management in generale, del portfolio management in particolare. Questo perché, tanto per chiarire, un acquisto per mediare è identico, nei fatti, ad un acquisto di qualsiasi altro titolo a scopo speculativo. Ossia, se ho deciso di investire tot milioni in titoli, ad es., giunti al momento di individuare quale possa essere la scelta percentualmente più redditizia (poniamo su base annuale), non esiste ragione, se non quella, appunto, psicologica, per scegliere un titolo già in portfolio, e che tra l’altro non si è dimostrato una buona scelta, tra tutte le possibilità che offre il mercato! In ogni caso, è comunque sempre preferibile ampliare, diversificare i propri investimenti, come principio, proprio al fine di limitare il rischio. Incidentalmente, notiamo come, spesso, basti una buona disciplina nell’applicare semplici principi, come quello dello stop-loss, per non trovarsi in questi guai. E veniamo all’altra illusione, figlia di violenti ribassi, l’acquisto di titoli a "prezzi da saldo". Naturalmente l’idea che esista un prezzo "sbagliato" non fa parte degli assunti dell’Analisi Tecnica ma, parlando di psicologia, vediamo anche come da un punto di vista di Analisi Fondamentale questo sia poco più di un’illusione. Non voglio infatti negare che si possano creare situazioni esterne al mercato, generatrici di quel fenomeno noto come panic-selling, in cui l’illusione è costituita dall’idea che il ribasso non abbia mai fine, in cui sia effettivamente possibile che alcuni titoli finiscano per avere valutazioni inferiori persino al relativo valore di libro, ossia al valore dei beni e del cash attualmente posseduti dall’azienda. Insomma, se da una parte è vero che fare "buoni affari" è sempre possibile, dall’altra non bisogna dimenticare che il valore delle azioni è determinato in buona parte dagli utili che è in grado di generare. L’illusione si crea quando, a seguito di una diminuzione degli utili attesi, un titolo va giù. In quel caso il prezzo è solo apparentemente basso, ma a livello di multipli (ci siamo riferiti al Prezzo/Utili ma sono tanti) non ha fatto che adeguarsi alla nuova situazione. E’ capitato spesso, di recente, con tutti questi "profit warning", che un titolo, a fronte di un calo del 20-30%, sia addirittura più "caro" di quanto era prima, perché la discesa non è stata sufficiente a riportare i multipli (il P/U in questo caso) ai valori precedenti l’annuncio.
Mario Salvia, 05 luglio 2003
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